Le tue collezioni hanno sempre come elemento principale il futuro, perché?
Il futuro è la possibilità, la speranza, la fiducia nel domani. Il futuro è immaginazione. Un foglio bianco.
Credo che negli ultimi tempi si cerchi di rievocare a tutti i costi il passato, gli anni d’oro della moda.
Pensiamo a ciò che eravamo senza porci una domanda fondamentale: cosa siamo diventati? E ancora: cosa saremo?
È tempo di andare avanti, di guardare oltre e tornare a immaginare.
Guardare al passato, ma per creare il futuro.
Da dove arrivano gli input per i tuoi lavori?
Il mio approccio alle collezioni è cambiato: prima mi innamoravo di un’idea, una foto, un film, un libro e cercavo di esprimerlo attraverso i capi, come un pittore
che prova a immortalare la donna amata in tutta la sua perfezione. Ora, invece, preferisco mixare diversi immaginari, rievocandoli.
Sono passato dal realismo all’impressionismo.
Nel tuo armadio, qual è il tuo capo preferito?
Non sono legato a un capo in particolare. Diciamo che ho un amore segreto per la camicia, pulita, bianca e impeccabile, inamidata. La sensazione che provo quando la indosso, quando il cotone scorre sulla pelle.
Mi piace abbottonarla perché evoca in me il rituale della vestizione, è come indossare un’armatura, ma molto più comoda e leggera.