I piaceri dell’espressione


Paul Thomas Mann (1875-1955, Wikipedia)

(…) Donò tutto se stesso alla forza che gli sembrava la più alta sulla terra, la forza al cui servizio si sentiva chiamato e che gli prometteva grandezza e onori; alla forza dello spirito e della parola che troneggia sorridente sulla vita inarticolata e senza pensiero.
Le si diede con tutto l’ardore della sua giovinezza ed essa lo ricompensò con tutto ciò che è in suo potere di dare e gli prese tutto ciò che è solita esigere in cambio. Acuì il suo sguardo e gli rese trasparenti le grandi parole che gonfiano il petto degli uomini, gli dischiuse il cuore degli uomini e il suo proprio, lo rese chiaroveggente e gli mostrò l’anima del mondo e tutto ciò che si cela al fondo di ogni azione e di ogni parola.
Ma ciò che vide fu soltanto questo: comicità e miseria-comicità e miseria.

Poi, col tormento e l’orgoglio della conoscenza, venne la solitudine, poiché non sopportava di vivere nella cerchia degli innocenti dalla mente lieta e ottenebrata, e il marchio sulla sua fronte li spaventava. Ma il piacere della parola e della forma diventava ogni giorno più dolce e Tonio soleva dire (e anche di questo aveva già preso nota) che la conoscenza dell’anima porterebbe fatalmente alla tristezza se i piaceri dell’espressione non mantenessero l’animo vivo e pronto … (…)

(Estratto da Tonio Kröger, Thomas Mann, 1903, Edizioni Corriere della Sera-I grandi romanzi, licenza RCS Libri)


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