32mo Torino Film Festival


L’immagine simbolo del 32mo Torino Film Festival, un autoscatto, risalente al 1975, del fotografo e cineasta Jerry Schatzberg

E’ stata presentata ieri, martedì 11 novembre, con la consueta duplice conferenza stampa (di mattina alla Casa del Cinema di Roma, in serata al Cinema Massimo di Torino), la 32ma edizione del Torino Film Festival, che prenderà il via venerdì 21 novembre presso l’Auditorium Gianni Agnelli con la proiezione di Gemma Bovery, film diretto da Anne Fontaine, per concludersi sabato 29 alla Multisala Reposi, ospite d’onore Anna Mazzamauro (presenterà un omaggio ad Anna Magnani), quando sarà proiettata la pellicola di chiusura della kermesse torinese, Wild, di Jean-Marc Vallée. Al regista britannico Julien Temple sarà conferito il Gran Premio Torino, sabato 22 novembre, alle 19.45. Dopo la consegna del premio, verrà proiettato Sex Pistols – Oscenità e furore (The Filth and the Fury, 2000), uno dei tre film dedicati dal cineasta al gruppo punk-rock inglese, serie iniziata con La grande truffa del rock’n’roll (The Great Rock ‘n’ Roll Swindle, 1979) e conclusa con The Sex Pistols: There’ll Always Be an England, 2008. La direzione artistica del Festival, il quale può contare su 197 titoli in cartellone, quest’anno è affidata ad Emanuela Martini, che nelle scorse edizioni ha affiancato i direttori Nanni Moretti, Gianni Amelio e Paolo Virzì (ora Guest Director) e dei quali ha dichiarato di volerne mantenere, nell’ordine, “il rigore, la passione, lo spirito pop. E naturalmente l’intelligenza con la quale tutti e tre si sono avvicinati al Torino Film Festival, riconoscendone e apprezzandone l’identità e impegnandosi a preservarla, nel momento stesso in cui lo modellavano sui loro gusti e le loro idee di cinema”.

Emanuela Martini (filmorlife.org)

Di suo vi aggiungerà “soprattutto la curiosità. E la voglia di scoprire delle cose (stili o abbozzi di stile, invenzioni, ritorni al passato, commistioni con altre forme espressive, sperimentazioni eccentriche) e la presunzione di aver conservato un occhio abbastanza attento per scoprirle, nonostante svariati decenni di esercizio critico e di conseguenti interminabili visioni”.
Un pensiero in linea con un Festival coerentemente intento a svelare quanto d’inedito vi possa essere fra le nuove proposte, ma capace anche di valorizzare quanto in passato è stato validamente realizzato (vedi la retrospettiva dedicata alla New Hollywood), realizzando così un particolare collegamento fra critici/addetti ai lavori e gli spettatori che trova un concreto punto d’incontro nel piacere della visione.
La principale sezione competitiva resta Torino 32, riservata ad autori alla prima, seconda o terza opera, ed incentrata in particolare sul cinema “giovane”, alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimano le migliori tendenze della cinematografia indipendente internazionale.
In gara quindici film realizzati fra il 2013 e il 2014, inediti in Italia; i paesi in gara sono Argentina, Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Nuova Zelanda, Olanda, Singapore, Stati Uniti, Svezia, Ungheria. Riguardo i nostri colori, questi sono rappresentati da Frastuono (Davide Maldi) e N-Capace (Eleonora Danco). La giuria, presieduta da Ferzan Ozpetek, vede come componenti Geoff Andrew, Carolina Crescentini, Debra Granik, György Pálfi.

(widemovie.it)

La sezione Festa mobile, dove troviamo le sopra citate pellicole d’apertura e chiusura, prevede al suo interno una raccolta piuttosto eterogenea di titoli, scelti fra le varie proposte nell’ambito dei festival internazionali: ecco, fra gli altri, Magic in the Moonlight, nuova commedia diretta da Woody Allen, ambientata sulla Costa Azzurra e interpretata da Colin Firth ed Emma Stone; The Disappearance of Eleanor Rigby di Ned Benson, nella versione integrale comprensiva di due film (al 67mo Festival di Cannes è stato proiettato in versione unica), Him e Her, la storia di una coppia che s’incontra, s’innamora, si sposa e si spezza bruscamente, raccontata dalla parte di lei (Jessica Chastain) e di lui (James McAvoy); un quartetto tutto italiano, con Ogni maledetto Natale di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo, ironica ricognizione della festa casalinga per eccellenza, vissuta in due famiglie agli opposti: i rozzi parenti di lei (Alessandra Mastronardi) e quelli, ultrasnob, di lui (Alessandro Cattelan). Nel cast, Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Laura Morante, Francesco Pannofino, Corrado Guzzanti; il documentario Togliatti(grad), di Gian Piero Palombini e Federico Schiavi, che attraverso materiali di repertorio e interviste narra la nascita della città nella quale crebbe, con il sostegno della Fiat, l’industria automobilistica sovietica; ancora ricordi della Fiat in Mirafiori Luna Park diretto da Stefano Di Polito, surreale avventura di tre operai in pensione (Alessandro Haber, Antonio Catania e Giorgio Colangeli) che vogliono dare nuova vita alla Mirafiori; Prima di andar via, nel quale Michele Placido riprende e amplia lo spettacolo teatrale di Filippo Gili sul delicato tema del suicidio. Spazio, infine anche per due classici restaurati, in occasione, rispettivamente del quarantesimo e settantacinquesimo anniversario dalla loro uscita: Profondo rosso, di Dario Argento, in collaborazione con la Cineteca Nazionale di Roma e Medusa, e Via col vento (Gone With The Wind, Victor Fleming), in collaborazione con Warner.

Paolo Virzì (giornaledellospettacolo.globalist.it)

Interessante la sezione Diritti & Rovesci, affidata a Paolo Virzì, “Questa piccola e intensa sezione-spiega il regista toscano- si compone di cinque bei film italiani che definire documentari è limitante, perché si tratta di cronache dove la verità degli eventi incontra la poesia e la personalità dello sguardo che li cattura e li trasforma in narrazione, con candore, curiosità, tenerezza, a volte anche con rabbia, ma senza piagnistei, e che hanno in comune, oltre il dato biografico e biologico dei loro autori, donne perlopiù, un modo di usare il cinema che abbatte gli steccati tra verità e finzione, e che sembra sancire un nuovo passo avanti nell’interrogarsi sulle vicende umane e nell’arte del condividere il piacere e l’emozione del racconto delle cose penose e a volte buffe della vita”. Un classico del Festival è After Hours, particolare rassegna di film “notturni” che privilegia generi quali l’horror, il thriller, il noir, ma anche cult per cinefili, bizzarri e surreali, al cui interno, accanto a titoli come Tokyo Tribe, la nuova travolgente epopea di Sion Sono, tra musical, yakuza e hip-hop, tratta dal celebre manga omonimo, si delineano due omaggi ad altrettanti autori certo diversi ma accomunati dal fascino intrigante delle loro realizzazioni: il primo è rivolto a Giulio Questi, recente vincitore del Premio Chiara con il suo libro Uomini e comandanti, uno dei cineasti più eccentrici e inventivi degli anni ’60 e ’70, autore non solo del western di culto Se sei vivo spara (1967), con Tomas Milian, più volte citato da Joe Dante e Quentin Tarantino, ma anche di alcuni esemplari di cinema fantastico sui generis (La morte ha fatto l’uovo, 1968; Arcana, 1972).

Giulio Questi (ilmessaggero.it)

In collaborazione con la Cineteca Nazionale di Roma, a Torino saranno presentati, oltre ai tre citati lungometraggi, Il passo, episodio del film collettivo Amori pericolosi (1964), e una selezione dei corto e mediometraggi raggruppati con il titolo By Giulio Questi, la raccolta di film girati dall’autore con la camera digitale tra il 2002 e il 2007, per lo più a casa sua, dove interpreta tutti i personaggi delle sue storie ironiche e paradossali; Questi sarà presente a Torino dal 25 al 28 novembre. Il secondo omaggio è invece dedicato al giovane regista statunitense Jim Mickle, che ha presentato quest’anno alla Quinzaine di Cannes il thriller Cold in July, tratto dal romanzo di Joe R. Lansdale e interpretato da Michael C. Hall (Dexter), Sam Shepard e Don Johnson.
Prima di tale pellicola, Mickle (classe 1979) ha diretto Mulberry Street (2006), sviluppato da un film di zombie elaborato come tesi studentesca, Stake Land (2010), storia di vampiri post-apocalittici, e We Are What We Are (2013), moderno gotico antropofago, remake del messicano Somos lo que hay, di Jorge Michel Grau. Il TFF passerà in rassegna tutti i film di Micke, che sarà presente al festival insieme allo scrittore Joe Lansdale. Spazio anche ai documentari e alla loro possibilità di portare a compimento nuove potenzialità espressive, con TFFDoc, nelle due declinazioni Internazionale.doc e Italiana.doc, così come ai cortometraggi italiani inediti (Italiana.Corti), caratterizzati dall’autonomia e originalità di linguaggio.

Completano la ricca kermesse torinese Onde, sezione che intende dare rilievo a quelle opere idonee a reinventare le grandi narrazioni classiche, fra flussi di coscienza ed appunti di viaggio, che quest’anno prevede un omaggio ad una delle personalità emergenti del cinema indipendente americano, l’ artista, performer e musicista Josephine Decker, proposto dal Torino Film Festival assieme alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che sarà introdotto da una serata di preapertura, giovedì 20 novembre, presso la sede della Fondazione, durante la quale Decker proporrà una performance, verrà proiettata una selezione dei suoi cortometraggi e l’artista incontrerà il pubblico e i giornalisti nel corso di una conversazione; Spazio Torino, il concorso rivolto ai migliori cortometraggi realizzati da cineasti nati o residenti in Piemonte; Torino Film Lab, laboratorio dedicato a talenti emergenti, una vera e propria comunità creativa che sostiene giovani filmmaker di tutto il mondo (con un’attenzione particolare a opere prime e seconde), attraverso attività di formazione, sviluppo, e finanziamento alla produzione e alla distribuzione; Suicide Is Painless: Il Nuovo Cinema Americano 1967-1976- Seconda parte, che conclude la retrospettiva curata da Emanuela Martini, con la collaborazione dell’Università di Torino, continuazione di quanto già delineato nella 30ma edizione del Festival, un omaggio al linguaggio e alla mitologia che, originate dalla controcultura, furono elaborate, nel corso di un decennio, dai giovani talenti provenienti dal cinema indipendente e dai nuovi autori che si erano formati in televisione, dando vita a quel movimento noto come New Hollywood.
L’America traccia attraverso il cinema un’inedita narrazione di sé:scompaiono ottimismo, perfezione, eroismo, sostituiti da dubbio, voglia di fuga, disadattamento e, con il procedere degli anni Settanta, angoscia, paura, sconfitta, sottolineati cinematograficamente da un’evidente revisione dei generi, come in alcuni film previsti nel corso della rassegna (The Graduate, 1967, Mike Nichols, i western The Ballad of Cable Hogue, 1970, Sam Peckinpah, Tell Them Willie Boy Is Here, 1969, Abraham Polonsky, Little Big Man, 1970, Arthur Penn). Per il programma completo vi rimando al sito ufficiale del Torino Film Festival.


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