Giulio Questi (1924-2014)


Giulio Questi

Ci ha lasciato lo scorso mercoledì, 3 dicembre, il regista, nonché sceneggiatore e scrittore (ha vinto la XXVI edizione del Premio Chiara con Uomini e comandanti, Einaudi, 2014), Giulio Questi (Bergamo, 1924), fra i cineasti più eccentrici e inventivi degli anni ’60 e ’70, omaggiato nei giorni scorsi all’interno del 32mo Torino Film Festival, nella sezione After Hours, particolare rassegna di film “notturni” che privilegia generi quali l’horror, il thriller, il noir, ma anche cult per cinefili, bizzarri e surreali.
In collaborazione con la Cineteca Nazionale di Roma, alla kermesse torinese sono stati presentati i suoi tre lungometraggi, Se sei vivo spara (1967), western di culto, La morte ha fatto l’uovo (1968) e Arcana (1972), entrambi particolari esempi di cinema fantastico sui generis.

Spazio anche a Il passo, episodio di Amori pericolosi (1964), e ad una selezione dei corto e mediometraggi raggruppati con il titolo By Giulio Questi, la raccolta di film girati dall’autore con la camera digitale tra il 2002 e il 2007, per lo più a casa sua, dove ha interpretato tutti i personaggi delle sue storie ironiche e paradossali (Doctor Schizo e Mister Phrenic; Lettura da Salamanca; Tatatatango; Mysterium Noctis; Repressione in città; Vacanze con Alice; Visitors). Giornalista per il Politecnico e Milano Sera, Questi girò una serie di documentari nel corso degli anni ’50, per poi divenire aiuto regista di Valerio Zurlini e Francesco Rosi, ed esordire nel 1961 con La prima notte, episodio di Le italiane e l’amore, cui seguirono Universo di notte (1962) e Nudi per vivere (1963), quest’ultimo diretto insieme ad Elio Petri e Giuliano Montaldo, riuniti sotto lo pseudonimo di Elio Montesti (il nome è quello di Petri, il cognome è formato dalla combinazione di “Mont” ed “esti”, Montaldo e Questi).

Se sei vivo spara, vera e propria icona pop di estrema violenza, fu sceneggiato da Questi insieme a Franco Kim Arcalli, con Tomas Milian interprete principale nel ruolo di Hermano, e girato (aiuto regista Gianni Amelio) in un cantiere edile alla periferia di Madrid.
La suddetta location contribuì non poco all’atmosfera straniante di un film plasmato sul trittico “sudore, polvere e sangue”, per stessa ammissione di Questi, il quale, qualche tempo dopo l’uscita della pellicola, ebbe modo di dichiarare: “Era per me un film molto autentico e la ragione sta nel fatto che volevo in qualche modo raccontare le mie esperienze della guerra partigiana in montagna che combattei nel Valtellinese a diciotto anni” (Dizionario del western all’italiana, Marco Giusti, Oscar Mondadori, 2007).

Caratterizzato anche da un particolare montaggio (sempre Arcalli) e da una colonna sonora (Ivan Vandor) che ne accresce l’aura surreale, Se sei vivo spara subì la scure della censura, una serie di tagli per 5 minuti circa sui 120 d’origine; venne riedito poi nel 1975 come Oro Hondo, mentre in DVD è stato riportato all’originario director’s cut; fra gli estimatori del film, Joe Dante e Quentin Tarantino, il quale lo ha omaggiato in Kill Bill Vol.2 (la sequenza della resurrezione della Sposa, Uma Thurman).
Recentemente è stato pubblicato, per i tipi della Rubbettino, Se non ricordo male. Frammenti autobiografici, a cura di Domenico Monetti e Luca Pallanch, libro in cui Questi narra la sua vita ricorrendo all’abituale miscellanea di “cultura, umorismo ed umanità”, riprendendo ed unendomi in chiusura d’articolo alle parole di Emanuela Martini, direttore artistico del Torino Film Festival, espresse nei giorni scorsi all’interno di un commovente commiato.


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