LAY ME DOWN

Distratti. Una generazione di persone affette dal deficit d’attenzione. Ecco cosa siamo diventati. Annoiati, da tutto e a volte persino da noi stessi. Indifferenti – all’umanità, all’orrore come alla bellezza, all’arte – e anche all’amore. Fermamente convinti che vi sia sempre qualcosa di più brillante, di più scintillante, di più euforico a un passo da noi, nella prossima finestra da aprire sullo schermo del Mac. E anche volendo supporre che sia così e anche volendo accettare che la curiosità è tra tutte le energie quella più ambiziosa e anche volendo assecondare la natura umana mutevole per indole dovremmo rifletterci – qualche secondo se minuti non ne abbiamo – su quell’incapacità cronica di posare e conservare gli occhi su qualcosa. Sulla superficialità che governa prima il nostro fare e poi il nostro pensare. Dovremmo provarci a destinare le nostre attenzioni a un’idea, a un ideale, a un sogno, a una speranza, a un amore, anche a un singolo oggetto. A seguirlo o a prendere in considerazione la possibilità che lui segua noi, senza che la cosa ci spaventi. A tracciare noi la strada da fargli percorrere anche a costo di perdere qualcosa mentre lo facciamo perché questo vuol dire tempo, rinuncia, ...