Gloria Di Blasi

Una rivista e uno stile di vita: Kinfolk


E' molto probabile che in uno dei vostri trip in rete abbiate visto delle foto, solitamente ben fatte, che contenessero il magazine Kinfolk. Io le ho viste più volte e mi sono chiesta cosa, come, dove, quando e perché. Innanzitutto pensavo che Kinfolk fosse un nome svedese o norvegese di un qualcosa. Tu chiamala se vuoi ignoranza oppure colpa dell'Ikea che travia la mia mente fatta di polpette di renna. Kinfolk in uno slang casalingo americano significa parenti, perché il concept della rivista è quello di portare alla luce uno stile di vita slow, fatto di tempo speso con le persone, i parenti, gli amici, il buon cibo, la natura, il design e l'arte. Come si evince dal sottotitolo: una guida per piccoli momenti di convivialità.

La rivista ha sede a Portland nell'Oregon, è nata nel luglio del 2011 per idea del giovane Nathan Williams, esce trimestralmente e ciascun numero ha una tematica dedicata alla stagione del periodo e il suo sviluppo è affidato a un team molto vario di collaboratori, creativi e blogger. E' priva di pubblicità a svantaggio del prezzo di copertina (18 dollari) ma a conferma dell'idea semplice e minimalista che vogliono trasmettere. Kinfolk alimenta il concetto di community, tanto che una volta al mese c'è una cena con piccole comunità di lettori che amano e vivono uno stile Kinfolk. Il senso estetico e lo stile fotografico si muovono tra le luci naturali e le suggestioni delle cose semplici: barattoli di marmellata, pentole in ghisa, cataste di legna da ardere, tavole imbandite per il brunch della domenica riprese dall'alto, coni gelato ripieni di fiori, finestre illuminate dal sole. Parallelamente al progetto della rivista, sono usciti anche due libri, The Kinfolk Table dedicato alla cucina e The Kinfolk Home dedicato a casa e arredamento e c'è in cantiere la produzione di una linea d'abbigliamento basic in tessuti naturali e dell'oggettistica affine allo stile Kinfolk. I numeri già usciti si possono acquistare su Amazon e Anthropologie. L'internazionalità ha preso sempre più piede, dunque hanno cominciato a tradurre il magazine in russo, coreano, giapponese e cinese e siccome l'italiano ce lo possiamo sognare, devo riprendere in mano l'inglese che per colpa di people from pigrizia Google Translate è retrocesso al livello Berlusconi. Intanto guardo le figure.
























| Dove trovare KINFOLK: Amazon - Anthropologie |

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