Collaudi pazzi: gli audiolibri di Audible

Un mio amico, l’altro giorno, ha deciso di condividere sulla mia bacheca Facebook una card assolutamente devastante. Ecco qua che cosa diceva, in tutta la sua ermetica e spietata brutalità:

C’ERA UNA VOLTA UNA PERSONA CHE AMAVA LEGGERE IN SPIAGGIA. POI HA AVUTO DEI FIGLI. FINE.

E io, che ero effettivamente in spiaggia a leggere il quinto libro della settimana – serena e beata nella mia panciosa e ingombrante rotondità – ho provato per un lungo istante l’impulso di fuggire lontanissimo. Minicuore dovrebbe arrivare fra un mese e l’evento verrà ovviamente accolto con un’esplosione di felicità senza precedenti, ma non posso fare a meno di domandarmi che cosa cambierà.
Un bambino ci obbligherà a sviluppare nuove abitudini, ma che fine faranno quelle vecchie?
Un bambino ci costringerà a fronteggiare problemi assolutamente inediti – ad esempio: come si fa a convincere un’altra persona, per quanto piccola, a ruttare a comando? -, ma potrò comunque sperare in una qualche forma di rispetto dei miei basilari diritti di essere umano – tipo: lavarmi i capelli, lasciando in posa la maschera per ben cinque minuti?
Ci sarà mai un momento in cui, in un futuro più o meno lontano, mi potrò permettere di gestire il mio tempo come stradiamine mi pare?
Lo so, le future madri devono essere radiose, saltellanti e immancabilmente ben disposte verso il destino, ma io nasco scettica e recalcitrante… e preferisco affrontare l’ignoto con un approccio un po’ più realistico – chiedendomi anche (e non senza un certo timore) che ne sarà di tutti i libri che voglio leggere.

Per superare lo sgomento – elaborando al contempo una solida strategia – ho deciso di collaudare, con un discreto anticipo rispetto al Minicuore-Day, un metodo di lettura mai esplorato prima (o meglio, mai esplorato in età adulta… perché da piccola mi ammazzavo di fiabe sonore, e guardate come sono venuta su bene).
Memore dell’assoluta felicità che la voce di Paolo Poli mi metteva addosso quando cacciavo la cassetta nel mio preziosissimo mangianastri Fischer Price (che ancora custodisco come una reliquia santa), ho scaricato l’app di Audible e ho iniziato a pasticciare con i 30 giorni di prova gratuita.
Ma che roba è.

Audible è una propaggine di Amazon – si accede con l’account che utilizzate normalmente anche lì – ed è approdato in Italia a maggio di quest’anno. Il servizio funziona in abbonamento “all you can listen” a 9 euro e 99 al mese e si può utilizzare anche offline – vi scaricate gli audiolibri e ve li ascoltate quando e come vi pare sui vostri baldi DEVAIS (conservando comunque quello che avete scelto in un saggio cloud).
Il catalogo è vasto, multiforme e vario. Per farvi un’idea più completa sull’offerta di audiolibri e capire bene che cosa si può sentire, vi consiglio di partire dal sito – l’app è comodissima in fase d’ascolto e gestione della libreria, ma è meno efficiente in fase di “filtraggio”, faccenda indispensabile quando si esplora una grande mole di roba.
I titoli in italiano sono circa 2.000, quelli in altre lingue sono più o meno 10.000 (ottima notizia per me che preferisco sempre leggere gli anglofoni in lingua originale). E i grandi nomi (sia a livello di autori che di interpreti) non sembrano mancare. I gusti sono gusti, ma se vi beccate la Ferrante, Claudio Bisio che legge Faletti, Il diario di una schiappa, Simenon, Richard Matheson e Pennacchi (tanto per dirne un paio) male non vi va. E sarà l’imprinting della fiaba sonora, ma mi sono trovata bene. Anzi, ho scoperto delle cose assai consolanti.

Gli audiolibri potevano essermi utili già parecchio tempo fa. Per dire, ho passato mesi a sterilizzare verdure e a preparare sanissime insalate nel silenzio e nel tedio – quando invece avrei potuto occuparmi di queste menose incombenze con un sottofondo più avvincente. E lo stesso vale per le riorganizzazioni di armadi (cielo, avremo un figlio, dove metteremo la sua roba!), i piegamenti di bucato, gli spostamenti sui mezzi, le code, i limaggi di unghie, i pettinamenti di capelli e tutte quelle attività da bagno che prevedono un qualche impiastricciamento delle mani. I tempi morti esistono, ma si possono sconfiggere. E si può leggere sempre, in pratica. Basta scegliere il formato giusto.

Gli audiolibri, mi pare quindi di capire, potranno sostenermi anche in futuro. Non solo mi premurerò di iniziare Minicuore alla fiaba sonora – l’offerta per infanti di Audible è assai nutrita -, ma potrò sentirmi un sacco di roba mentre spingo passeggini, cullo neonati fino a sospingerli verso un benevolo sonno comatoso o, soprattutto, mentre passo secoli e millenni a nutrire il mio erede – tramutandomi in una vacca pezzata. Bonus track di incredibile ottimismo: io che cammino o corro per riappropriarmi del mio culo di marmo mentre mi ascolto un milione di romanzi russi.

Ce la faremo, che diamine.

Per chi fosse dunque curioso di provare Audible, ecco qualche titolo che ho scovato e apprezzato in questo primo periodo di indomito utilizzo:
Achille Campanile, Asparagi e immortalità dell’anima
Fabio Geda, Itadakimasu
Marco Malvaldi, La famiglia Tortilla
- Fulvio Ervas, Se ti abbraccio non aver paura
- Anne Marie Louise de Montpansier, Memorie della Grande Mademoiselle
Ford Madox Ford, The Good Soldier
Aldous Huxley, Brave New World

E buone fiabe sonore a tutti.

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