Sarah Bianchi

New York, mi avevi già convinta al ciao

New York, mi avevi già convinta al ciao

Ogni luogo su questa terra è ciò che qualcuno chiama casa. Un pezzo di mondo a cui ci affezioniamo, che impariamo ad amare, a cui siamo legati attraverso ricordi ed emozioni. Ma non è sempre detto che sia a lui che apparteniamo. Penso che a volte qualcuno si diverta a lanciarci in aria e farci ricadere, sparsi come le tessere di un puzzle fuori dalla scatola, per vedere se poi alla fine davvero ognuno riesce a tornare al proprio posto. O forse si tratta solo di qualcosa che è già stato scritto, esperienze da vivere e persone da incontrare sulla nostra strada prima di trovare la nostra collocazione nel mondo. O ancora, forse si tratta semplicemente di un viaggio meraviglioso in quella che è la città che ho sempre amato, a distanza, ancora prima d’incontrarla.

La prima vista di Manhattan dall’alto, un taxi giallo preso in aeroporto sollevando le valige come fossero piume per l’adrenalina, il primo skyline della città stagliato contro la luce gialla e calda di quello che è un tramonto che mi ricorderò per tutta la vita.

Non sapevo cosa aspettarmi. Vista così tante volte come sfondo di così tanti film che quasi avevo paura di trovarmi davanti un telo verde da riprese e accorgermi che era tutto finto, e invece era proprio lì, esattamente come la conoscevo senza conoscerla. Una sensazione strana, sembrava tutto così abituale in un certo senso che era difficile rendermi conto di essere effettivamente là. Come un’allucinazione.

Poi, arrivata nell’appartamento con muri in mattoni e scale antincendio, lasciate a terra le valigie guardando fisso nei suoi occhi e vedendo in lui quello stesso sguardo, cominciando a sentire le sirene, dalla strada, riempire ogni silenzio, lì ho capito cosa vuol dire essere felice.

La prima mattina ci ha dato il buongiorno la colazione migliore del mondo, di quelle che ti coccolano l’anima e il corpo. Ed era destino perchè il Diner più bello che potessi desiderare era esattamente attaccato a casa. Di quelli con tavoli e divanetti accanto alle vetrate con i nomi adesivi incollati, con il bancone alto e gli sgabelli, con le tazze di caffè riempite a non finire e con pancakes grandi più del piatto.

E poi fuori, a camminare senza meta, con l’unico scopo di conoscersi meglio.

Si tratta soltanto delle prime ore una volta arrivata a New york, e soltanto di alcuni scatti rispetto a tutte le immagini congelate nella mia memoria, ma ci tenevo a condividerle con voi come ho fatto in quei quindici giorni attraverso Instagram e Facebook. Magari, visto il vostro interesse sui social, parleremo anche di cose da vedere, mangiare e comprare, intanto trovate le foto cercando #chictripguide su Instagram. Passate una stupenda giornata.

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