Alessia Milanese

“Home – A Casa” – favole di alieni, sogni e leggerezza

C’era una volta, come in qualunque fiaba che si rispetti. Perché non potrebbe essere diverso, l’inizio di una favola. Con le emozioni che, lentamente, prendono la forma tenera e rassicurante di un’abitudine. Quante volte l’avremo ascoltata, quella favola? Dieci, cento, mille? Personaggi, parole, una voce narrante che ci accompagna in un sentiero. Ma questa volta niente castelli, cavalli bianchi e principi azzurri. Oggi no. Solo nobili pensieri fatti di stelle per fantasie che giacciono oltre il limite di un tempo mai troppo grande per i nostri sogni, tutti. Fiabe per bambini che diventano adulti, tanta voglia di crescere per poi accorgersi che rimanere bambini è la cosa più bella che ci sia. Per conservare la capacità di meravigliarsi del potere di un sorriso, brandelli di eternità che si rompono in mille pezzi. Ed è così che nascono le stelle. Ed è così che è nata questa favola che favola non è. Parole, immagini, sogni di bambini che hanno accompagnato i nostri pomeriggi e che oggi prendono nuovamente vita in compagnia di Oh, simpatico e buffo alieno della tribu dei Boov. Si, perchè nonostante il tempo abbia mutato prospettive, rivoluzionato sogni, modificato priorità, dato voce ad ambizioni, voglia di indipendenza, pragmatismo la favola è ancora viva dentro di noi. E così, nel mio animo di adulta che di crescere tutto sommato non ha molta voglia, il romanticismo ha preso la mano e mi sono lasciata condurre dove i sogni possono diventare realtà, nel regno di Home – A casa, il nuovo film di animazione della Dreamworks Animation diretto da Tim Johnson. La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo per ragazzi “The true meaning of Smekday”, scritto da Adamrex nel 2007. Oh appartiene alla tribu dei Boov, buffi e colorati extraterrestri alla ricerca di un pianeta da chiamare casa. E’ un tipo schivo e solitario che non chiede altro di integrarsi fra i suoi simili. Tutto sembra procedere tranquillo fino a quando i Boov, capitanati dal cinico Smek, mettono piede nel pianeta terra e Oh incontra in un supermercato Tip, una ragazza adolescente che abita con sua madre e il suo gatto. Insieme vivranno una moltitudine di avventure e fra loro nascerà una tenera amicizia. Home – A casa è un divertente viaggio on the road a bordo di un’utilitaria volante in cui il suo antieroe, Oh, non ci fa tenerezza perché cambia colore quando mente o quando si emoziona, ma ci conquista perché è un disastro assoluto, un sabotatore inconsapevole ma totale, capace di destinare all’estinzione un pianeta intero. Il suo è un errore “umano”, un sms mandato al destinatario errato, un guaio che però comporta conseguenze su scala universale. Il messaggio che Tim Johnson vuole regelarci va però ben oltre la futile ironia: se scappare è l’opzione più popolare (i Boov premiano la vigliaccheria, considerata un valore), avere il coraggio di agire e pensare diversamente dal resto della specie è cosa rara, un vero e proprio detonatore di incertezza e di avventura. Così Oh è, anche e soprattutto, un essere che s’impegna per rimediare, e che, dal caos che ha innescato, saprà tirar fuori quel ribaltamento totale di prospettiva che è prerogativa delle rivoluzioni e delle idee meritevoli di stima. Gli sceneggiatori hanno apportato le giuste modifiche al romanzo di Adam Rex (“The True Meaning of Smekday”), concentrandosi sulla natura del legame che nasce tra Tip e Oh e sulla bellezza del viaggio on the road a bordo di un’utilitaria volante, foraggiata con bevande ghiacciate e a base di scorza d’arancia e uvetta passa. Home è un viaggio sensoriale all’insegna di musica ( Rihanna nel cast), colori, sentimenti ed ironia, una comicità, liberata dalle convenzioni terrestri e nutrita dal linguaggio inventato dei Boov, che fa centro anche sugli adulti, come vogliono le abitudini di casa, senza escludere però la comprensione dei bambini. Con Home la Dreamworks cerca e trova una nuova regione, in cui le idee originarie e le novità sembrano poter coabitare felicemente in un mondo fatato eppure reale, in cui la vera bellezza è essere se stessi con ironia e leggerezza. Ed è proprio questo che mi ha spinto ad accettare la sfida di travestirmi da Oh con un costume realizzato appositamente per me da Anna Mode, la celebre sartoria con sede a Roma. Perché ridere di noi stesse, noi che non ci prendiamo troppo sul serio è ciò che ci rende belle. Per viaggiare, ballare, cantare e sognare. In punta di piedi con la testa fra le nuvole. Buon lunedì, a voi.

Le varie fasi di creazione del vestito:

1. bozzetto e campionatura

2. Modello in carta

3. Prova struttura completa

4. Tessuti

5. Prova abito imbastito

6. Abito visto di lato per verifica proporzioni

7. Abito finito pronto per la consegna.

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