L'amaranto e il melograno

amarantomelograno.blogspot.com · Jul 15, 2013

La prima guida Street Food del Gambero Rosso... e un paio di vini francesi da sogno




E' appena uscita una guida che sfrutterò molto, la prima dedicata al cibo di strada italiano. Lo street food ancora oggi (nell'80% dei casi) è quello classico della tradizione, sapori autentici e preparazioni tramandate immutate da generazioni. Cibi che vengono venduti in chioschi, botteghe, paninerie e pulmini itineranti. Poca cura per la forma, l’importante è che il sapore sia quello vero, storico, e che le materie prime siano di qualità e legate al proprio territorio. Mangiare in strada è un modo per assaggiare i grandi classici della tradizione culinaria spendendo poco, senza le formalità di un pasto seduti ad un tavolo e senza i tempi del servizio al ristorante. Ottimo per quando si sta in vacanza e non ci si vuole rinchiudere in un locale, per quando si ha poco tempo tra un impegno e un altro e sicuramente il modo più semplice per scoprire i sapori tipici di un luogo.

Nella guida ci sono più di 300 indirizzi divisi per zone. Ogni regione è introdotta da una sezione dedicata alla sua specifica tradizione del cibo di strada, ai prodotti tipici, e da una ricetta significativa e riproducibile in casa. Tra le pagine si possono trovare anche alcuni grandi chef stellati che hanno rivisitato in modo moderno e originale panini, hamburger e altre preparazioni "da asporto".

Per la presentazione della guida è stato organizzato un super/mega/enorme/unto/grasso/godurioso buffet con alcuni dei campioni italiani dello street food. Focacce liguri, bombette pugliesi, folpi padovani, arancine siciliane, piadine romagnole, porchetta laziale, arrosticini abruzzesi, pizza fritta napoletana, olive ascolane, cannoli siciliani e chi più ne ha più ne metta. Il maiale era presente in ogni sua forma e declinazione... mai mangiata tanta carne tutta assieme in una sola serata.

Ogni cibo proposto sfamava quasi quanto una cena completa ma per "senso del dovere" ho provato tutto quello che ho potuto arrivando ad un livello di sazietà pari solo a quello delle grandi mangiate natalize. Questo è quello che ho preferito di più in assoluto: - le meravigliose piadine con squacquerone, prosciutto e rucola di Lella da Rimini - la tavolata di prosciutto cotto di praga, spalla, wurstel e carne bollita con senape, crauti e rafano del Buffet da Pepi di Trieste - gli arrosticini tenerissimi della Tana del Lupo di Farindola - le bombette e le altre preparazioni di quinto quarto dei Mangiari di Strada di Milano - la salsiccia di sanguinaccio, rapa rossa e patate e gli altri salumi dell'Opificio del Gusto di Aosta - i panini con l'allesso e il picchiapò di Mordi & Vai del Mercato Testaccio di Roma

La guida invece ha assegnato il premio speciale come panino dell’anno al Pastrami di lingua di Cristina Bowerman, e il premio per la rivisitazione più originale al Tris di trippe e lampredotto di Valeria Piccini.

Questo è l'elenco dei vincitori di ogni regione:

VALLE D’AOSTA - Opificio del Gusto - Aosta
PIEMONTE - Io Mangio Gofri - Pinerolo
LIGURIA - Moltedo - Recco
LOMBARDIA - Mangiari di strada - Milano
VENETO - La Folperia di Max e Barbara - Padova
TRENTINO ALTO ADIGE - Walter & Michi’s Wurstelstand - Bolzano
FRIULI VENEZIA GIULIA - Buffet da Pepi - Trieste
EMILIA ROMAGNA - Lella - Rimini
ABRUZZO - La Tana del lupo - Farindola
MOLISE - Cala Sveva - Termoli
CAMPANIA - La Masardona - Napoli
PUGLIA - Antico Forno Santa Chiara - Altamura
BASILICATA - Bar Sottozero - Matera
CALABRIA - Pane e Vino - Crotone
SICILIA - Antica Focacceria San Francesco - Palermo
SARDEGNA - Gastronomia Paninoteca Loi - Nuoro


Neanche una settimana dopo sono nuovamente tornata al Gambero per un evento in occasione della festa nazionale francese, una degustazione di alcuni grandissimi vini francesi e italiani per celebrare l'amicizia dei due paesi che rappresentano l'eccellenza vinicola mondiale.

Questi eventi mi interessano sempre perchè danno modo di conoscere vini pregiati (e in alcuni casi anche molto costosi) che avrei difficilmente la possibilità di provare in altro modo. La più grande scoperta della serata per me è stato il Sauternes Chateau Climens, sicuramente il miglior vino dolce che abbia mai provato in assoluto. Non è molto accessibile in quanto il prezzo a bottiglia si aggira tra i 120 e i 150 euro ma sono giustificati dal fatto che per avere un grande Sauternes sono imprescindibili lunghe pratiche rigorose e pazienti, uve coltivate con rese per ettaro molto basse e raccolte a mano anche decine di volte nell'arco di un'unica vendemmia. Ogni volta vengono raccolti solamente i singoli acini che hanno caratteristiche perfette di maturazione e di sviluppo. Si dice che un buon Sauternes sia il vino più difficile, costoso e faticoso da produrre al mondo.

Riguardo agli champagne, tra quelli presenti ho apprezzato moltissimo i due Charles Heidsieck, in particolare il riserva. Per il 60% è un mix di Pinot Nero, Pinot Meunier e Chardonnay mentre il restante 40% sono vini riserva (sempre di Pinot Nero e Chardonnay) invecchiati 10 anni. L'affinamento in bottiglia dura per altri 3 anni. Per uno champagne è un invecchiamento lunghissimo e inusuale, e il fatto di avere mescolate assieme due parti (una giovane ed una invecchiata) fa sentire sia la freschezza che la complessità e l'intensità, rendendolo anche molto persistente. Facendo passare la luce attraverso il bicchiere, nel riflesso che si crea notiamo sia una parte di luce verde che una dorata. Questo perchè la luce, attraversando il vino, viene rifratta, e riesce così a mostrare divise le due parti che compongono questo particolarissimo champagne. La prima è la parte giovane, ancora ricca di clorofilla e quindi dal colore verdastro, la seconda è invecchiata e quindi risulta dorata. Tra i rossi invece ho ritrovato un vino che conoscevo già e che adoro letteralmente: il Chateau Brane Cantenac Margaux, un blend di Cabernet Sauvignon e Merlot (anche qua purtroppo il prezzo tra 80 e 100 euro è limitante). E' molto aromatico, persistente, con profumi che vanno da quelli forti di tabacco e caffè, al peperoncino tipico dei Cabernet Sauvignon, fino a quelli più dolci dei frutti rossi. Tra i vini italiani invece ho scoperto il rosso biologico Carmignano di Terre a Mano, un sangiovese legnoso, che ricorda spezie e frutti dolci, davvero molto buono.


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